venerdì 18 novembre 2022


Verticale, a cura di Jacopo Cossater

Il Chianti Colli Fiorentini Riserva Badia a Corte di Torre a Cona

 

 

                             
 

Il Chianti Colli Fiorentini Riserva Badia a Corte di Torre a Cona - A cura di Jacopo Cossater

Uscire dal tracciato del Chianti Classico e scrivere di un Chianti è sempre scivoloso, vuoi perché il paragone è sempre dietro l’angolo, vuoi perché per quanto esistano sottozone più virtuose di altre nessuna di queste riesce a raggiungere la qualità media dei vini di un qualsiasi comune storico del Gallo Nero.

Meglio allora muoversi in totale libertà, mettere da parte i tanti pericolosi preconcetti che la DOCG del Chianti porta con sé e lasciarsi trasportare dal piacere della scoperta perché sì, nel frammentatissimo panorama dei Chianti è possibile trovare dei veri e propri gioielli, vini capaci di smarcarsi con agilità dalla battaglia per il prezzo che caratterizza parte della denominazione e imporsi come ambasciatori di territori spesso poco noti, non solo al grande pubblico.

È questo il caso di Torre a Cona, cantina inserita all’interno di una delle più belle ville settecentesche del Centro Italia che da ormai più di una decina d’anni ha iniziato un lavoro di recupero non tanto delle vigne quanto di un’idea di vino: più territoriale, contemporaneo, ambizioso di quelli prodotti all’interno della tenuta nei decenni precedenti. La storia è una di quelle da far venire i brividi per ampiezza e per importanza. Il primo documento che attesta l’esistenza di un insediamento di Torre a Cona risale al 1066 ma l’attuale struttura, a guardare il progetto originario mai veramente completata, fu finita di costruire nel 1750 dalla famiglia fiorentina dei Rinuccini che la cedette un secolo dopo ai marchesi Trivulzio di Milano. L’ultimo passaggio di proprietà avvenne nel 1937, anno in cui la villa passò ai Conti Rossi di Montelera, attuali proprietari. Pazzesche le vicende durante la Seconda Guerra Mondiale: la villa fu dapprima quartier generale dell’esercito tedesco e poi, dall’estate del 1944, base inglese, anche ospedale. E ancora: nelle cantine di Torre a Cona durante la guerra trovarono rifugio varie opere di Michelangelo e di Donatello, incluse le statue delle Cappelle Medicee e del Duomo di Firenze. Fu la loro presenza, pare, a risparmiare la villa dai bombardamenti.

Ci troviamo vicino a San Donato in Collina, il comune è quello di Rignano sull’Arno, in linea d’aria a circa 10 chilometri a sud-est dal centro storico di Firenze. Qui Niccolò Rossi di Montelera e la famiglia (Rossi come Martini&Rossi, altra vicenda notevole) hanno deciso dare alla struttura un grossa accelerazione. Da una parte in termini di ospitalità e ristorazione, dall’altra in termini di produzione vinicola. Circa 20 gli ettari vitati per una produzione che sfiora le 100.000 bottiglie che guardano al territorio e alla sua tradizione: è infatti il sangiovese a farla da padrone, in diverse declinazioni e con la supervisione dell’enologo piemontese Beppe Caviola e dell’agronomo valdostano Federico Curtaz.

Il clima qui è piuttosto fresco, più simile a quello che caratterizza la Rùfina che il resto dei Colli Fiorentini. I vini di Torre a Cona non sono infatti mai slabbrati in termini di calore, fanno anzi di una certa freschezza uno dei loro tratti distintivi. Interessante il vino d’annata, il Chianti Colli Fiorentini Crociferro, è però il Badia a Corte (insieme all’altro Riserva della tenuta, il Terre di Cino) a rappresentare la storia (e il presente) di questa realtà così importante. Un Riserva il cui nome compare a partire dagli anni ’80 e che nasce dall’omonimo vigneto di circa un ettaro e mezzo, a un’altitudine di 330 metri sul livello del mare. La matrice del sottosuolo è composta da una tessitura franco-argillosa con abbondante scheletro, l’età media delle vigne di 30 anni. La vinificazione avviene in acciaio con una prolungata macerazione sulle bucce. La maturazione continua all’interno delle cantine storiche della villa in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri per circa 2 anni. Ne deriva un rosso elegante, facile da bere e al tempo stesso dotato di notevole grip, che si fa notare tra le altre cose anche per un prezzo piuttosto accessibile.

Prezzo medio in enoteca dell’annata corrente: 25 euro.

La Degustazione

7 ottobre 2022, Torre a Cona, Rignano sull’Arno (FI).

Le note di degustazione sono di Chiara Bellacci, responsabile vendite e marketing di Torre a Cona, Riccardo Margheri, responsabile per la Toscana per la Guida Vini Buoni d’Italia del Touring Club, e Jacopo Cossater. I dati sulle annate quelli forniti dalla cantina. In rosso, in evidenza, le annate più significative per la qualità assoluta dei vini.

2013

Nella stagione 2013 la fase fenologica ha avuto uno sviluppo regolare. La presenza di acqua ha facilitato le prime fasi vegetative della pianta e l’inizio della vegetazione è stato regolare. L’estate si è divisa tra condizioni di instabilità atmosferica e un progressivo aumento delle temperature fino a valori superiori alle medie. Alcune piogge durante il periodo estivo hanno facilitato lo sviluppo delle piante che non sono mai andate in stress. Il ritardo nel germogliamento, protratto anche nelle fasi vegetative successive, ha comportato un ritardo finale nella raccolta delle uve.

Chiara - La vendemmia 2013 è iniziata più tardi rispetto ai nostri canoni, complice un’estate divisa tra piogge e giornate soleggiate. Il Badia 13 dà note molto floreali e con un ematico accennato, oggi presenta tannini sottili, fini come li ricordavo già ai primi assaggi. L’acidità è ancora ben presente e mi fa sperare nella sua longevità.

Riccardo - Un’annata potenzialmente “incavolata”, di solito dai tannini assertivi e di spiccata freschezza, cui qui l’evoluzione ha giovato, rivoluzionando il profilo stilistico (mai dare per scontato un Sangiovese di carattere!). Il colore di bella tenuta annunzia uno spettro olfattivo vero Bignami della multiformità espressiva del vitigno, tra fragola matura, richiamo terroso, ammiccamenti di spezie e cioccolato. Il tutto ritorna in un sorso ove la spinta acida si coniuga con il volume in un’impressione quasi suadente, con tannino presente e gastronomico ma non strappato: in sintesi, un vino tutt’altro che seduto e piuttosto lungo.

Jacopo - Note bagnate di sottobosco che ben si fondono a tonalità di prugna, di ciliegia, soprattutto di fiori passiti (un ricordo molto bello, molto suggestivo). Invitante, profondo. Non solare, succoso, dall’acidità citrina che ben sorregge un sorso di particolare dinamicità. Molto buono, paga solo un po’ di lunghezza.

2014

Non prodotto

2015

L’annata 2015 è stata caratterizzata da un inizio soleggiato e gradevole, con temperature miti, poi a metà estate ha avuto due settimane di innalzamento delle temperature diurne sopra le medie stagionali mutando l’assetto fenolico. Dai primi di settembre abbiamo assistito a forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.

Chiara - La primavera e l’estate fino a metà luglio facevano ben sperare in un’annata di equilibrio, ma il caldo improvviso registrato negli ultimi giorni di luglio e la prima metà di agosto hanno scombinato tutti i piani. Tanto che i primi assaggi fatti di questa vendemmia me li ricordo per i tannini ben presenti. Oggi invece ciò che emerge è un frutto polposo, e i tannini si sono addolciti regalando tanta eleganza.

Riccardo - Millesimo celebrato per l’opulenza fruttata ma non di rado sopravvalutato, con trama tannica spesso perfettibile. La vivacità del colore tiene, la screziatura aromatica quasi, con un relativo appiattimento su maturità di fragole, lampone, frutti di bosco, e un inizio di evoluzione con un sentore di arancia sanguinella. Un ineliminabile tono etereo veicola i profumi e puntella il palato, riscattato da una benefica tensione e una discreta sapidità. La lunghezza al gusto migliora con l’areazione e sfocia in un richiamo di prugna, il tannino un poco scabro rispecchia l’annata e un’estrazione baldanzosa. Vino probabilmente molto vicino al culmine del suo percorso, se non vi è già arrivato.

Jacopo - L’attacco è simile alla 2013, si sviluppa però su tonalità più calde, accoglienti, estive che sfumano verso toni di cuoio. Compatto, saporito, ha stoffa ma meno dinamicità nonostante un piacevole accenno di volatile, rimane sorso molto intrigante anche se vino tra i più “piccoli” della degustazione. Certo la sensazione è di avere a che fare con un rosso di notevole statura in termini di pensiero, di ambizione.

2016

L’andamento climatico della stagione ha portato ad una maturazione fenolica puntuale nei tempi e nella qualità. Nonostante un’estate calda abbiamo iniziato la raccolta nei tempi giusti e oggi possiamo parlare di buona quantità e grande qualità.

Chiara - Anno di equilibrio. La natura ha graziato Torre a Cona. Pioggia e sole necessari quando dovevano esserlo. Come al primo assaggio anche a distanza di anni questa vendemmia ha nell’equilibrio la sua nota di riconoscibilità.

Riccardo - Si apprezza un’estrema sincerità nell’interpretare le caratteristiche di un’annata non immediatamente concessiva, ma che fa presagire il paradiso con una fiducia quasi spaccona… Il bel rubino è appena scarico ma luminoso, il naso ha una fragranza quasi mozartiana nei richiami fruttati e speziati, con un poco di humus a fare capolino, a far da coltre al molto che dovrebbe ancora rivelarsi. Bocca ordinata, larga, appena alcolica, dal tannino filigranato, di media profondità, accattivante. Bicchiere alla cui morbidezza si torna volentieri, adesso probabilmente solo ingannevolmente semplice.

Jacopo - Attacco selvatico, intrigante e invitante, solare su toni di ciliegia matura prima di un ritorno più “polveroso”, che ricorda un cassetto chiuso. Lenitivo, accogliente, vino che gioca su una certa morbidezza e che poi al centro dell’assaggio svela tutta la sua serietà: emerge una decisa nota più fresca che accompagna il sorso fino a un finale di grande pulizia, sul frutto. Molto buono.

2017

La maggior parte delle criticità di questa annata sono legate alla siccità vissuta durante i mesi estivi. Torre a Cona non ha avuto gelate primaverili, ma la mancanza di pioggia ha determinato una perdita in prodotto del 40 per cento. Le notti fresche hanno aiutato le piante e anche il frutto.

Chiara - Annata siccitosa, una vendemmia che è stata una sfida. Niente pioggia da giugno a settembre. Per la prima volta nella storia di Torre a Cona la vendemmia è iniziata nel mese di agosto. Abbiamo prodotto vini con gradazioni alcoliche più alte rispetto ai nostri standard. Ma questa 2017 me la ricordavo diversa, ad assaggiarla adesso ritrovo il frutto e l’eleganza delle altre, con forse una maggiore potenza. Anche in questo caso il periodo di affinamento in bottiglia è stato importante per raggiungere l’equilibrio che non aveva. Viva le vendemmie che sono una sfida.

Riccardo - Magnifica riuscita in un millesimo che da più parti ha fatto danni. Ma qua il tono del colore non patisce la temuta evoluzione, e l’olfatto si declina su una fragranza inattesa e gradevole, con (addirittura) un richiamo di pesca a screziare una maturità né cotta né monodimensionale. Il palato pieno ma non pesante si dipana con naturalezza, l’alcool non sturba, anzi un acidità “q.b.” rende il sorso impeccabilmente equilibrato. L’annata torrida e siccitosa si sconta solo in una relativa semplificazione dell’apparato aromatico già da centro bocca, ma ad averne di 2017 che si bevono così piacevolmente.

Jacopo - Viola passita, ciliegia, un tocco selvatico che sfuma verso l’arancia sanguinella e la salamoia. È vino di struttura, di sostanza, di peso e di notevole presenza alcolica. Nonostante questo rimane rosso piacevolissimo, invitante, caratterizzato da una trama tannica incisiva, graffiante, che sul finale tende a un certo protagonismo con un leggero ricordo amarognolo, ma che vino!

2018

Dopo il millesimo 2017, molto caldo e siccitoso, l’annata 2018 rappresenta un ritorno alla regolarità stagionale. Le escursioni termiche, tra giorno e notte e sommatoria pluviale, hanno consentito lo svolgimento di una vendemmia equilibrata per tempi, qualità e quantità.

Chiara - La produzione del 2018 ha risentito di quanto è successo nel 2017, ovvero un -20% rispetto alla norma. Il Badia di questa annata per me ha più note floreali che fruttate e ha un accento maggiore sulla morbidezza rispetto ad altre annate. Lo definirei un Badia di corpo.

Riccardo - Le più giovani annate presentate sono il coronamento di un cambio di passo stilistico che a partire dal 2016 mi sembra di percepire con sempre maggiore nettezza: vini maggiormente giocati in sottrazione, guadagnando in articolazione e facilità di beva. Che importa se il colore è scarico se è così giovane e luminoso, e quando poi l’olfazione fa presagire una maturità pienamente conseguita ma non monolitica, tra frutti di bosco, amarene e cioccolato. Infatti al gusto si apprezza una piacevole nervosità in termini di grip tannico, spinta acida, pure coté sapido, ma senza impressione alcuna di rudezza o carenza di compiutezza, con un pimpante finale che gioca a sorprendere con i suoi toni floreali. Rimarchevole che la complessità che questo millesimo saprà regalare riesca già a manifestarsi così presto.

Jacopo - Attacco che ricorda una profumeria, poi un tocco di mandarancio in un contesto di piccoli frutti rossi. Mirevole per equilibrio tra le parti, fresco ma non incisivo nell’acidità, dalla trama tannica molto levigata, colpisce per l’eleganza del suo peso ma sembra essere vino, specie in chiusura, un po’ meno incisivo degli altri.

2019

Abbiamo avuto uve molto equilibrate, sane, perfettamente mature. Un maggio fresco e piovoso ha fatto ritardare un po’ la maturazione, seguito da un andamento climatico estivo nella norma, e un settembre molto caldo ha riequilibrato l’annata restituendo grandi risultati.

Chiara - Quantità e qualità, questo è quanto abbiamo avuto a Torre a Cona. L’anno felice prima che altri accadimenti ci mettessero alla prova. Direi che in bocca è ancora giovane e che deve affinarsi, ma per me questo bicchiere avrà una lunga vita. Qui frutto e bouquet si combinano e restano a lungo.

Riccardo - Prendi il 2018 e moltiplicalo, amplificalo, dilatalo. La tonalità è ancora più impertinente nella sua gioventù di quanto non si sia apprezzato nell’annata precedente. Il naso esprime una netta, conturbante ambivalenza: è come vivere al contempo una soleggiata giornata di un’estate mediterranea, con tutta l’idea di frutta matura ad essa collegata (vogliamo aggiungere un po’ di scorza di arancia? un poco di cola?), e una profumata, fresca brezza primaverile, con le roselline in boccio e la viola che si chiamano a vicenda. Il palato NON PUO’ essere ancora così espressivo, ma riprende tutte le caratteristiche appena apprezzate nella precedente annata proiettandole a un livello di equilibrio più alto. Più di tutto, in un disegno aggraziato. Più tempo da attendere, ma verosimilmente ancora più soddisfazione.

Jacopo - Naso di fantastica impronta chiantigiana, tutto violetta, ciliegia, arancia. Spensierato, si lascia bere con grandissima piacevolezza grazie a una leggiadria che ne segna il sorso, più che negli altri. Non è però aereo, ha una sostanza che rimane sul palato e che invita al riassaggio. Grande ritmo, ottimo allungo. Da seguire, l’impressione è che possa crescere notevolmente con il passare degli anni.

 
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